Questo è un ragionamento sull’ovvio per parlare di comunicazione online, dei problemi di chi vuole migliorarla e di chi sta dall’altra parte (cioè quelli che fanno il mio mestiere). Torno su una questione su cui sto riflettendo molto in questo periodo, partendo dai bisogni e dai problemi che intercetto quando ascolto (negli incontri offline, nelle conversazioni online, sui social). Se vuoi comunicare la tua attività sul web, parti dal presupposto che ci sono una miriade di modi per farlo e che quello che funziona per qualcuno risulta improponibile per qualcun altro, in un contesto diverso, con un interlocutore differente.
Ogni volta che cerchiamo informazioni online troviamo infinite risorse, inclusa l’ultima “guida definitiva” per fare più o meno qualsiasi cosa e, tutto sommato, ci può sembrare rassicurante che qualcuno cerchi di inquadrare per noi un metodo da seguire. Se consideriamo la rapidità con cui cambiano gli strumenti e il nostro modo di utilizzarli, possiamo metterci il cuore in pace e dare per scontato che di definitivo c’è solo il bisogno di capire, adeguarsi e fare scelte sensate. Il modo migliore per fare scelte sensate è diventare più consapevoli.
Se parliamo delle opzioni di una piccola attività, sappiamo che ci sono un certo numero di problemi da risolvere. C’è il lavoro da fare (quello fatturabile e anche quello non fatturabile) e c’è la necessità di farlo conoscere, di raccontarlo, di promuoverlo. Il tempo è limitato e bisogna organizzarlo, soprattutto se si fa quasi tutto da soli (quindi: o si lavora sulle priorità o si delega). Bisogna avere qualcosa da dire e di solito riconoscere quel qualcosa non è per niente facile. Ovvero: è interessante? Rischio di annoiare? Quel che dico è rilevante? Si capisce? Sono riconoscibile? Stiamo dicendo e facendo tutti le stesse cose? C’è qualcuno che ascolta?
Ora, scriverò una serie di cose che possono sembrare ovvie ma che non lo sono, perché spesso la prima difficoltà che incontriamo quando vogliamo risolvere un problema è proprio identificare le opzioni. Ti puoi occupare della tua comunicazione in tre modi:
- facendo formazione per poterlo fare in autonomia
- affidandoti a qualcuno che lo sa fare
- trovando una via di mezzo che cambia insieme ai tuoi bisogni.
(Sì, c’è anche un quarto modo: non occupartene). Non credo nelle scelte assolute o che si escludono: quello che ha funzionato finora potrebbe non funzionare più e abbiamo bisogno di trovare nuove soluzioni, di affiancarle, in qualche caso anche di inventarle.
Fai formazione e impara
Sono sempre più convinta di una cosa: soprattutto nel caso dei freelance e delle micro attività, la persona più adatta a individuare cosa può essere comunicato è quella che ci sta dentro, perché stabilisce gli obiettivi, conosce in profondità il lavoro e può osservare da vicino i bisogni dei suoi clienti. Un altro vantaggio non indifferente: è sul luogo, qualsiasi esso sia. Vede e sente le cose in presa diretta. Questo vale soprattutto per i social, ma in generale per la produzione di contenuti di tipo continuativo. Fare formazione significa conoscere concetti e strumenti che ti aiutano a vederci chiaro: in termini di tempo, le nuove competenze ti aiutano perché accorciano il percorso che va dall’idea alla realizzazione.
Se non hai capito come rendere riconoscibile il tono di voce in quello che scrivi, se non ti è chiaro come organizzare le informazioni quando scrivi qualcosa, puoi approfondire la questione con un corso e iniziare a mettere subito in pratica quello che impari. I primi risultati ti motivano a continuare. Se perdi un’ora a programmare un post su Facebook, se rinunci a sponsorizzarlo perché le inserzioni ti spaventano, se perdi mezza giornata a elaborare un’immagine perché non sai bene come funzionano gli strumenti che utilizzi, sei di fronte a problemi concreti e risolvibili.
Puoi fare un corso in aula, un corso online o un percorso personalizzato uno a uno: scegli un professionista che ti ispira fiducia, impara, capisci cosa ti serve e cosa no, fai domande, risolvi dubbi.
Scegli qualcuno di cui ti fidi e delega
Credo molto nella formazione, come ho appena detto, ma provo a cambiare ottica e a parlare anche dei limiti (che, si sa, siamo pieni di contraddizioni). Parlo per esperienza quando dico che non si può insegnare tutto e che non tutto può essere imparato. In alcuni casi dipende dalle attitudini personali, in altri dal livello di specializzazione o dal tempo a disposizione: può essere una certa capacità di analisi che ti fa capire le situazioni con immediatezza, l’abitudine alla ricerca e allo sbattimento, l’aver fatto una stessa cosa centinaia di volte, lo sguardo aperto sulle cose (quello che non dipende dalla tecnica e che, ad esempio, ti fa scattare una bella fotografia anche con il peggiore dei mezzi a disposizione).
Scegliamo di affidarci a qualcun altro quando ci innamoriamo delle sue competenze, quando decidiamo che abbiamo bisogno di una cosa e che sarà quella persona a farla per noi. Anche in questo caso, si accorcia la distanza tra il tuo bisogno, o problema, e la soluzione. Puoi scegliere di affidare e delegare cose piccole e grandi, tutte insieme o in tempi diversi (ovviamente dipende dal budget): il naming di quel nuovo prodotto a cui tieni moltissimo, la scrittura dei testi del tuo sito, la gestione del canale social che ti è più utile per parlare con il tuo pubblico, le fotografie fatte bene, che non sono mai abbastanza.
Allora scegli di fidarti delle competenze forti degli altri: un copywriter, un web designer, un consulente di marketing, un fotografo. Qualcuno che, se possibile, crede nel tuo progetto almeno quanto tu credi in quella persona.
Affidati solo per alcuni servizi
Puoi cercare di fare sempre tutto in autonomia, puoi delegare il più possibile, puoi trovare una via di mezzo. Le vie di mezzo sono posti molto belli perché sono spesso regolati dal buon senso: ci permettono di sperimentare e di non prendere per buone tutte le regole che funzionano per qualcun altro. Il problema è che a volte non le vediamo. Pensa a quello che fai, a quello che ti interessa imparare a fare meglio, con la formazione, e a quello per cui non ti va di perdere altro tempo. Non sempre bisogna rifare o rimettere in discussione tutto, non sempre bisogna fare rivoluzioni per vedere un risultato incoraggiante.
Se decidi di gestire i tuoi canali social, perché magari hai già fatto della formazione e hai individuato alcuni punti fermi, prendi in considerazione di delegare solo alcune funzioni: potrebbe essere solo la gestione delle campagne a pagamento, oppure solo la creazione di immagini e fotografie sempre fresche e pronte da utilizzare. Se senti che qualcosa non va nella tua strategia di comunicazione, non decidere subito di stravolgere tutto, ma scegli un servizio di consulenza che ti aiuti a sbloccarti: non dimenticare la visione d’insieme, molto spesso uno sguardo esterno competente e interessato è la svolta (spoiler: molto spesso è anche più sostenibile di quel che pensi, anche dal punto di vista del budget).
Se hai una micro attività, questo elogio delle vie di mezzo serve a ricordarti una cosa: affronta un problema alla volta e cerca soluzioni piccole ma efficaci, giuste per te.
Ciao, grazie per aver letto questo articolo.
Sono Giulia, progetto strategie digitali, contenuti e percorsi di formazione, per imparare a comunicare e a fare marketing a modo tuo.
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