Nei mesi scorsi, almeno un paio di volte, qualcuno mi ha chiesto “Giulia, considerato quello che fai, perché non scrivi alcuni consigli di lettura?”. Ho tergiversato abilmente per un po’, perché penso che la lettura sia un processo intimo, con esiti soggettivi. Certo, abbiamo la possibilità di riconoscere, in modo abbastanza oggettivo, se ci troviamo di fronte a un buon libro (altrimenti tutto il lavoro dei critici dove lo mettiamo?). L’esperienza di lettura, invece, ovvero quella complicità che legittima fin da subito il patto narrativo, è sempre un’incognita (anche per la stessa persona, con lo stesso libro, in momenti diversi della vita).
Ho deciso di raccontarvi alcuni dei libri che per me hanno fatto la differenza e che continuano a farla ogni volta che li prendo in mano. Non sono tutti testi che c’entrano, in senso stretto, con il mio lavoro: sono luoghi da frequentare, stanze di un immaginario sempre disponibile, esercizi di comprensione. Sono anche il risultato di incontri e di persone che mi hanno lasciato qualcosa. Per quale motivo, allora, sono utili al mio lavoro (e forse anche a voi)? Perché per raccontarsi e per scrivere bisogna leggere e sarebbe meglio leggere molto, di tutto, in modo a volte disordinato.
Inizio oggi con i primi tre, perché mi piacerebbe fare una serie di post (insomma, consigli a piccole dosi).
“Strade blu”
Un viaggio dentro l’America dimenticata. Quella che William Least Heat-Moon ci srotola davanti, pagina dopo pagina, in questo romanzo che è un viaggio in prima persona dentro l’America delle strade secondarie, e anche un viaggio interiore. Ci si trova dentro molta umanità e molta ricerca, la scelta di lasciarsi sorprendere dalla normalità delle cose e dall’anima dei luoghi, anche dei più sperduti. Va detto che William Least Heat-Moon ci è riuscito qui e anche in Prateria, dove ha raccontato per settecento pagine cosa succede in mezzo al nulla, in una contea del Kansas.
William Least Heat-Moon, Strade blu (Einaudi)
Sulle vecchie cartine stradali d’America, le strade principali erano segnate in rosso e quelle secondarie in blu. Adesso i colori sono cambiati, ma subito prima dell’alba e subito dopo il tramonto – brevi istanti né giorno né notte – le vecchie strade restituiscono al cielo un po’ del suo colore, assumendo a loro volta un’arcana tonalità blu. È l’ora in cui le strade blu hanno un fascino intenso, e sono aperte, invitanti, enigmatiche: uno spazio dove l’uomo può perdersi.
“L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”
Storie cliniche. Nella prefazione, Oliver Sacks ci racconta di essersi sentito medico e naturalista, nello scrivere questo libro, e di essere interessato in pari misura alle malattie e alle persone. È una raccolta di racconti psicologici intensi, in cui si parla di malattie e malati, ma soprattutto di come le persone affrontano la condizione umana più dolorosa. Ecco perché non sono “studi”, ma sono storie: mettono in relazione il “che cosa” e il “chi”, esplorano il legame tra fisiologia e biografia.
Oliver Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello (Adelphi)
Ma va detto fin dall’inizio che una malattia non è mai semplicemente una perdita o un eccesso, che c’è sempre una reazione, da parte dell’organismo e dell’individuo colpito, volta a sostituire, a compensare e a conservare la propria identità, per strani che possano essere i mezzi usati.
“A pesca nelle pozze più profonde”
Meditazioni sull’arte di scrivere racconti. Premesso che a me piace tutto quello che Paolo Cognetti ha scritto finora, ho deciso di lasciare a portata di mano questo libro, perché mi ricorda che bisogna davvero rischiare e scendere in profondità. Ognuno costruisce la propria educazione sentimentale, quella letteraria, quella visiva, con pazienza: qui si parla di narrazioni, di scelte, di intimità e della visione di autori come Hemingway, Salinger, Fitzgerald, Carver, O’ Connor, Munro, Foster Wallace.
Paolo Cognetti, A pesca nelle pozze più profonde (minimum fax)
Che cosa si fa, mi dicevo, quando si va a pescare? Si sta da soli in riva all’acqua, che è la vita, cercando di catturare i pesci che ci nuotano dentro, che sono le storie. Da fuori l’acqua nasconde i suoi segreti, ma un bravo pescatore è in grado di capire la profondità dal poco che si vede in superficie, di pazientare mentre tutto sembra immobile e di tenersi pronto. E di combattere, quando è il momento.
Buona lettura: fa sempre bene.
Ciao, grazie per aver letto questo articolo.
Sono Giulia, progetto strategie digitali, contenuti e percorsi di formazione, per imparare a comunicare e a fare marketing a modo tuo.
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