Oggi ti racconto una storia di branding (la mia) e ti accolgo nella nuova versione di questo sito, che è anche il mio studio. Proprio così: mi auguro che la sensazione che provi qui, sfogliando ogni pagina, sia simile a quella che potresti sentire entrando in un luogo accogliente, calmo e luminoso, in cui percepisci subito di poterti fermare, prendere una tazza di caffè, leggere qualche parola scelta con cura e chiedere un consiglio.
Quando ho messo online il sito, cinque mesi fa, sapevo come volevo che fosse l’esperienza qui. Mi sentivo centrata, dopo un paio di mesi di lavoro sul mio personal branding e sul business plan (un lavoro che continua e che vorrei migliorare ancora). Per la prima volta, ho avuto il sospetto di essere nel posto giusto al momento giusto: soprattutto, mi sono riconosciuta. Tutto ciò che sono, che ho studiato e che ho fatto (inclusi i percorsi non lineari e le deviazioni) ora fanno parte del mio modo di leggere e scrivere il mondo. I tratti del mio carattere che qualche volta mi hanno fatto sentire insicura, ora possono essere degli alleati. Per capirci meglio: la tendenza all’analisi, il desiderio di scendere in profondità, l’introspezione e il perfezionismo ora sono risorse utili al mio approccio.
Guardarsi dentro
Perché racconto un processo che dovrebbe rimanere nel dietro le quinte e non ti lascio solo vedere il risultato? Perché penso che sia utile a far capire meglio quali sono le premesse importanti, quando decidi di raccontarti online e offline. Perché poter essere se stessi nel proprio lavoro (certo, nella misura opportuna per sé) non è facile, ma è di sicuro liberatorio.
Nel mio lavoro con i clienti cerco di comunicare il valore della ricerca e del farsi domande (pensa un po’, a quanto pare finora ci sono riuscita). Vuoi riscrivere i testi del sito? Dobbiamo prima capire quale obiettivo abbiamo e chi li leggerà. Vuoi presentarti online per la prima volta? Abbiamo bisogno di capire bene cosa fai, per chi lo fai e perché con il tuo lavoro fai la differenza. Poi dobbiamo anche mettere in ordine, organizzare le informazioni. Solo così le parole che scegliamo e le immagini che le accompagnano potranno catturare e raccontare il valore della tua proposta, in un modo che sia allo stesso tempo semplice, efficace e armonioso.
Insomma, perché mi appassionano gli strumenti legati al branding? Mi piace proporli alle persone che non hanno paura di guardarsi dentro, perché hanno capito che quello è il punto di partenza se vogliamo che ogni nostra azione possa essere significativa.
Guardarsi da fuori
Ad un certo punto, mi sono chiesta in quale modo avrei potuto trasmettere questo universo di valori, così importanti per me, al primo sguardo: la risposta è stata branding photography. Cosa ho fatto? Ho chiesto aiuto. Questa esperienza mi ha fatto toccare con mano alcune cose (quelle di cui parlo spesso): affidarsi a una professionista è un sollievo e trovare un punto di vista affine, ma diverso, è la svolta.
Le fotografie per il sito sono state realizzate da Giui. Ho scelto lei per tante ragioni, proverò a raccontarne alcune. Volevo lavorare con una persona che sceglie la profondità, ogni volta che può farlo: negli scatti di Giui mi ha colpito, fin dalla prima volta che li ho visti, la bellezza dell’ordinario, la costante indagine sul quotidiano. Se il mio linguaggio preferito è la prosa, quello di Giui è la poesia, e sentivo che poteva essere una chiave di lettura interessante. Soprattutto, ho deciso di chiedere aiuto a lei perché non ha paura di catturare l’ombra, pur scegliendo la luce. Sono grata al mio intuito, perché lavorare insieme è stato naturale: ci siamo capite subito, fin dal primo scambio di messaggi.
Nella fase di progettazione, ho preparato un documento che riassumeva tutti gli elementi del mio brand (identità visiva, moodboard, parole chiave) e ho cercato di raccontarle, in breve, come sono arrivata qui, quale storia c’è dietro. Abbiamo lavorato sul progetto creativo, io mi sono entusiasmata nel vedere soluzioni a cui non avevo pensato e poi, un pomeriggio, ci siamo incontrate per dare vita a queste immagini (e chiacchierare molto, per quattro ore filate).
Chiedere una mano
Chiedere aiuto è stata la scelta migliore: non si può fare tutto da soli e, certe volte, ci si vede meglio a lasciarsi guardare da fuori. Secondo me, il bello è chiedere aiuto alle persone giuste, quelle con cui sentiamo di condividere alcuni valori, quelle che hanno un approccio che ci convince, quelle che sanno fare bene il loro lavoro. In questo percorso, ho chiesto aiuto anche a Elisabetta Fusaro, professionista del web da tanti anni e amica, per dare forma alle mie idee sul sito e avere un supporto tecnico.
Ora posso davvero accoglierti qui, in questo studio, invitarti a metterti a tuo agio, lasciarti ispirare e scoprire cosa posso fare te.
Ciao, grazie per aver letto questo articolo.
Sono Giulia, progetto strategie digitali, contenuti e percorsi di formazione, per imparare a comunicare e a fare marketing a modo tuo.
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